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Partenariato e lavoro di rete

Il partenariato consiste nel mettere insieme i soggetti locali in termini di condivisione degli obiettivi e di governo collettivo del welfare locale. Con un patto territoriale, le parti sociali individuano una serie di obiettivi di sviluppo, selezionano i progetti di intervento compatibili con tali obiettivi e concordano un insieme di misure utili a facilitare e sostenere la realizzazione dei progetti. Il senso dei Patti non è quello di dotare il territorio di nuovi servizi, ma di costruire partenariati tra le istituzioni e la società, collegamenti tra cultura e politica, tra economia e valori umani. Con l’approccio partecipato il processo di progettazione appare costellato di decisioni che ne orientano il corso e che sono anch'esse frutto di processi di negoziazione condotti tra i diversi attori implicati in funzione della loro posizione nell'organizzazione.

Si viene a stabilire un processo di interazione tra i diversi attori e, sin dalle tappe iniziali, ciascuno dei soggetti coinvolti deve avere la possibilità di assumere un ruolo attivo all'interno del progetto. Ciò significa necessariamente co-progettare, ovvero attivare confronti, negoziati, gestire conflitti e dinamiche di potere tra i servizi e le persone, rinunce a disegni lineari e preordinati.

Il lavoro di rete consiste nella collaborazione fra i servizi ed i rispettivi operatori e nasce dall'esigenza delle istituzioni e dagli stessi servizi di attivare una modalità di agire sempre più organizzato, in prospettiva della crescente richiesta di prestazioni nel caso di utenti che presentino situazioni multiproblematiche o altamente disfunzionali. L’esigenza degli operatori di avere una maggiore comunicazione e scambio di risorse fra i servizi ha fatto si che l’obiettivo principale fosse quello di costruire una sorta di intreccio fra gli stessi e le organizzazioni a carattere sociale, già presenti nel territorio, cercando di lasciare intatte le specifiche finalità e l’autonomia dei servizi sociali.

Gli interventi nei confronti dei singoli e dei nuclei familiari, perciò, devono essere inseriti in una modalità di lavoro che tenga in considerazione sia delle risorse date dalle reti formali, sia di quelle informali. Risulta opportuno, infatti, che si proceda attraverso una modalità di agire mirata alla collaborazione interprofessionale e ancor più ad una modalità di intervento legata alla integrazione fra i servizi. La complessità di questi interventi è tale per cui tutti gli attori debbano necessariamente mantenere la stessa importanza e lo stesso valore.

In una cornice di questo genere il potenziale ruolo dell’operatore sociale può così diventare quello di “colui che riporta ad una unitarietà l’intervento”, raccogliendo i diversi saperi specialistici cosi da attivare, organizzare ed integrare le varie risorse necessarie al bisogno. Nel lavoro di rete, l’atteggiamento primario che l’operatore deve assumere è quello di considerare, come nodo centrale dell’intervento, non tanto il sapere professionale specifico, quanto le tecniche, le risorse e soprattutto i servizi. 

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